SACRALITA' E SAPIENZIALITA' DEL ROSARIO MARIANO (di Cosmo Intini)
SACRALITA’ E SAPIENZIALITA’ DEL ROSARIO MARIANO
(di Cosmo Intini)
Il Rosario mariano è preghiera
molto antica, le cui origini risalgono a ben prima dell’anno Mille. Fu ad ogni
modo nel XV sec. che il frate domenicano Alain de La Roche ne stabilizzò
l’attuale forma, affermando di esser stato ispirato in ciò direttamente dalla
S. Vergine Maria nel corso di una serie di apparizioni. Raccomandata nei secoli
da Pontefici e Santi, in quanto ritenuta ‘arma potentemente efficace’, la sua
importanza è stata anche ribadita nel corso di straordinari eventi come quelli
di Lourdes e di Fatima.
Ma oltre ad essere quella
salutare pratica di preghiera che ogni cattolico dovrebbe conoscere e
praticare, il S. Rosario riveste un particolare interesse in quanto testimonia
chiaramente la propria origine divina e rivelata. Lo si evince dal fatto che sussiste
una sottile ed imprescindibile connessione, un’armoniosa e coerente coincidenza
ontologica tra il suo significato e
la sua ‘conformazione strutturale’, il suo significante.
Soltanto una natura sacra può infatti manifestarsi secondo una simultaneità vigente
tra la propria essenza e quella che è
d’altra parte l’espressione di tale sua essenza stessa: il proprio nome.
Nel voler qui mettere in luce gli
aspetti fondamentali di tale più profonda natura che è propria del S. Rosario,
ci proponiamo innanzitutto di mostrare quanto la pratica di tale preghiera non
possa e non debba rimaner circoscritta ad un approccio soltanto di tipo
puramente ‘devozionale’, privandosi cioè di quelle ulteriori ‘consapevolezze’
che ne renderebbero la fruizione più vera, motivata e magari per questo anche
più efficace.
Inoltre, con l’occasione intendiamo fornire certi spiragli utili per comprendere la realtà e l’efficacia ‘sapienziale’ insita in alcuni procedimenti ermeneutici – definibili per questo quali vere e proprie ‘scienze sacre’ – i quali risultano particolarmente applicabili con puntuale coerenza entro la Tradizione cristiana, proprio in quanto riferibili alla manifestazione incarnata del Cristo Logos.
BREVE INTRODUZIONE AL CONCETTO DI
LINGUA SACRA E ALLA PRATICA DELLA GEMATRIA
La scienza sacra che nello
specifico ci introduce ad una conoscenza più profonda del S. Rosario è la Gematria. Con tale termine si allude a
quella comprensione interpretativa dei significati anagogici presenti nelle
Sacre Scritture di una tradizione religiosa, realizzata sulla base della
consapevolezza dottrinale di una corrispondenza
sussistente tra numeri e lettere alfabetiche della lingua che di tale
tradizione religiosa sia riconosciuta come sacra.
Nel caso specifico del
Cristianesimo, la lingua che riveste tale funzione ‘sacrale’ è certamente il
Greco antico. Questa nostra affermazione potrebbe forse lasciare stupiti molti
lettori, ma le ragioni di quanto affermiamo sono profonde.
Innanzitutto, va precisato che
l’accezione di ‘lingua sacra’, nel caso del Cristianesimo, denota la capacità
della lingua greca di contenere in maniera latente l’espressione del Mistero
cristiano concernente i suoi fondamentali dogmi, nonché quei suoi aspetti
teologici e metafisici che costituiscono le Verità di Fede anche nel loro
aspetto più profondo[1]. Non
è del resto un caso che non solo tutto il Nuovo Testamento sia stato scritto
proprio in ‘greco’, ma anche, ed in particolar modo, che specificatamente in
tale lingua si sia rivelata
l’Apocalisse di Giovanni: l’unico libro profetico presente nel canone
neotestamentario e l’unico del quale sia affermato esplicitamente di esser
stato “inviato dall’Alto”[2].
Nel concreto del suo utilizzo, la gematria considera ogni parola come fornita di un valore numerico
totale, ottenuto in base alla somma dei valori numerici posseduti dalle sue
singole lettere alfabetiche. Tale valore rispecchia
in sé una qualità piuttosto che una quantità, la quale può essere colta
sostanzialmente sia sulla base delle relazioni con cui tali valori numerici
vengono a porsi nei rispetti di altri valori numerici ad essi rapportati, sia
sulle relazioni che si stabiliscono all’interno di sé stessi nella successione
con cui si presentano i numeri che li costituiscono, sia sul valore simbolico
di ognuno di questi suoi singoli numeri, sia infine pure sul geroglifico della
propria cifra. Inoltre, la gematria
insegna che, a parità di valore numerico totale - evenienza alla quale viene
dato il nome di isopsefia - due o più
parole diverse si equivalgono anche nel proprio valore e senso qualitativo,
simbolico e spirituale[3].
La gematria, beninteso, non è affatto un tardo e magari soggettivo
approccio all’interpretazione dei testi sacri; tant’é che proprio nel libro
dell’Apocalisse compaiono allusioni esplicite che confortano la liceità
dell’impiego di questo approccio ermeneutico. Tra questi riferimenti ricordiamo
in particolare:
1) l’invito a calcolare
gematricamente il numero del nome della bestia (Ap13,18);
2) la ripetuta auto rivelazione
del Logos che più volte si definisce
essere l’‘Alpha e Omega’ (Ap1,8. 21,6. 22,13). Quest’ultima
evenienza assume una valenza decisiva in quanto è possibile leggervi la chiara
e diretta dichiarazione del Logos di
essersi, in certo qual modo, spiritualmente “incarnato” anche nell’alfabeto
greco; e ciò proprio in virtù della Sua peculiare natura (Logos = Pensiero e Parola).
Per aiutare il lettore a
verificare le nostre osservazioni, riproponiamo innanzitutto lo schema dei
rapporti alfabetico-numerici sussistenti per l’appunto in lingua greca. Ciò
servirà come utile ausilio per seguire i computi gematrici che andremo ad effettuare:
|
α (alfa): 1 |
ι (iota): 10 |
ρ (rho): 100 |
|
β (beta): 2 |
κ (kappa): 20 |
σ (sigma): 200 |
|
γ (gamma): 3 |
λ (lambda): 30 |
τ (tau): 300 |
|
δ (delta): 4 |
μ (mi): 40 |
υ (ypsilon): 400 |
|
ε (epsilon): 5 |
ν (ni): 50 |
φ (phi): 500 |
|
ϛ (stigma): 6 |
ξ (xi): 60 |
χ (chi): 600 |
|
ζ (zeta): 7 |
ο (omicron): 70 |
ψ (psi): 700 |
|
η (eta): 8 |
π (pi): 80 |
ω (omega): 800 |
|
θ (theta): 9 |
ϟ (qoppa): 90 |
ϡ (sampi): 900 |
IL ROSARIO MARIANO E IL
SIMBOLISMO GEMATRICO DEL NUMERO 15
Se per antichissima tradizione il
numero 15 è sempre stato
strettamente adoperato in riferimento alla Santa Vergine Maria[4], alla
luce delle constatazioni che andremo qui ad effettuare possiamo ben dire che
esso rappresenta effettivamente una pertinente e diretta espressione della
Madonna stessa, in quanto a Lei legato in maniera intrinseca: un Suo vero
simbolo, insomma, il cui suo uso non va pertanto concepito come frutto di una
mera convenzione.
Tale contingenza viene confermata
dal fatto che il 15 è appunto il
numero posto estesamente alla base della struttura della Corona del S. Rosario;
e ciò assieme al numero 5, di cui in
effetti non è altro che una sorta di ‘estensione’ numerologica, visto che il 15 risulta esser ottenuto dalla somma
delle ‘prime cinque cifre’ (15=1+2+3+4+5)[5].
Ma procediamo con ordine.
Se prendiamo le cifre 4-5-6,
notiamo come all’interno della decina (e seguendo il punto di vista
tradizionale, di matrice pitagorico-platonica, sappiamo che è dalla decina che
viene simbolizzata la totalità ordinata dell’Universo creato) esse siano le uniche
che, essendo contigue, posseggono la caratteristica di avere come somma 15, facendo peraltro ‘perno’, per così
dire, proprio sul centrale numero 5
che è il numero ‘ierogamico’ e quindi ‘mariano’ per eccellenza.
Orbene, operando una lettura
gematrica del n.456 notiamo che tale
valore corrisponde a quello della parola greca meter (μητηρ)[6], che
traduce ‘madre’. D’altro canto, il
suo inverso 654 corrisponde a basilissa (βασιλισσα)[7], che
traduce ‘regina’.
Siamo qui immediatamente posti al
cospetto di quelli che sono i confini, i termini-pilastro entro cui si esplica
il Mistero mariano: Madre di Dio sulla Terra (notare le cifre 4-5-6
poste in senso ‘ascendente’) e Regina-Sposa di Dio in Cielo (notare la
disposizione ‘discendente’ delle cifre 6-5-4).
Inoltre, spartiacque tra tali due
estremi è il n. 555 che di 456 e 654 rappresenta la media aritmetica. Ora, a parte l’emblematica
comparsa di questo triplice numero 5
la cui somma è ancora una volta 15,
notiamo che al valore 555
corrisponde proprio la parola greca koimesis
(κοιμεσις)[8], che per gli ortodossi
traduce ed indica la ‘Dormizione’(ovvero
l’‘Assunzione’, per noi cattolici).
La Dormizione della S. Vergine Maria esprime in maniera univoca il
momento del Suo passaggio dalla Terra al Cielo, andando Ella ad unire la
propria condizione di Madre a quella di Regina.
Se quanto sin qui osservato può
ancora dar adito al dubbio di trovarci di fronte ad una mera casualità, basterà
allora constatare che l’insieme dei due numeri 5 e 15 hanno ancora
molto da dirci. Infatti, il n.515
(dato dall’accostamento di 5 e 15) è il valore di parthenos (παρθενος)[9], ‘Vergine’[10],
mentre 155 (dato dall’accostamento
di 15 e 5) corrisponde a g Maria (γ
Μαρια)[11], che
traduce ‘S. Maria’[12].
Come se non bastasse, notiamo che
a 15 corrispondono pure le due
parole greche - una l’anagramma dell’altra – aghia (αγια)[13]e gaia (γαια)[14], le
quali traducono nell’insieme ‘Terra Santa’;
con quello che ne consegue soprattutto in rapporto alla S. Vergine, invocata
già dalla patristica dei primi secoli con l’epiteto di ‘Terra edenica’, nonché di ‘Gloria
di Gerusalemme’ ovvero pure di ‘Figlia
di Sion’.
A questo proposito vorremmo
inserire la riflessione su quella che è la struttura della Corona vera e
propria con cui si effettuano le meditazioni e si recitano le preghiere del S.
Rosario. Essa è costituita da grani in numero di 5 decine + 5 unità,
posti nella sua parte circolare, oltre ad una serie di grani in numero di 1 + 3 + 1, posti nella sua appendice.
Se a tali valori 50 - 5 – 1 – 3 – 1
abbiniamo le corrispondenti lettere greche otteniamo n-e-a-g-a (ν – ε – α – γ – α). Tale sintagma traduce in greco ‘terra nuova, terra vergine’, ulteriore
tradizionale epiteto con cui si è invocata la S. Vergine sin dalla remota
antichità!
Un’ulteriore menzione va fatta a
riguardo della notevole circostanza secondo cui la preghiera dell’Ave Maria, allorché recitata ‘in
latino’, consta di 30 parole
suddivise in due parti di 15 + 15 facenti centralmente perno sul nome Iesous; il Pater Noster ne consta altresì di 50 ed il Salve Regina,
con cui si conclude usualmente la recita, di 55 parole. Il Gloria ne
consta di 20, che è un ulteriore
multiplo di 5.
In definitiva, se sommiamo tutte
le parole delle quattro preghiere che costituiscono il S. Rosario (Ave, Pater, Gloria, Salve Regina)
abbiamo come totale 155, che
ricordiamo essere il già incontrato valore gematrico di S. Maria[15].
Un’ultima emblematica circostanza
concerne la festività della ‘Madonna del Rosario’. Tale festa ricorre il 7
ottobre e fu fissata nel 1571 sulla scorta della vittoria nella battaglia di
Lepanto. Ciò che a noi preme sottolineare è la contingenza metastorica che ha
fatto sì che la ricorrenza venisse introdotta da Papa Pio V e che fosse fissata
proprio per quel giorno!
Innanzitutto va osservato che il
7 ottobre è il 15mo giorno del segno
della Bilancia, ovvero quello esattamente centrale, posto come esso a 15 gg. dal suo inizio e 15 dalla sua conclusione. Esso assume
in pratica una posizione armonizzante, di equilibrio all’interno del segno.
La contingenza è notevole in
quanto la bilancia stessa è simbolo
di equilibrio, oltre che di giustizia; ed è per questo che essa risulta
peraltro collegata con il Giudizio Universale! Conosciamo benissimo quella che
è la posizione che, si ritiene, assumerà la S. Vergine nel giorno del Giudizio,
quando questo avverrà dinanzi alla porta del Paradiso: mentre l’Arcangelo
Michele sarà deputato alla pesa delle anime, impugnando appunto la bilancia, la
S. Vergine invece intercederà per coloro che in vita Le saranno stati fedeli,
sorreggendo uno dei piatti della bilancia stessa affinché la loro anima risulti
meno pesante[16].
Che poi la creazione della festa del S. Rosario sia avvenuta per
iniziativa di Papa Pio V, anche ciò riflette una circostanza ‘metastoricamente’
significativa! Seguendo infatti il computo dell’Annuario pontificio, Papa Pio V
è stato il 225mo Pontefice. Ebbene,
il valore 225 è pari a 15 x 15. Come a dire: il valore 15 espresso alla propria potenza!
Seppur nella loro necessaria concisione, auspichiamo che le
osservazioni sin qui operate possano aver donato una seppur minima idea della
vastità di implicazioni misteriche che è possibile riconoscere alla figura
della S. Vergine Maria ed alla preghiera che ne è per antonomasia l’icona: il
S. Rosario.
Da un libretto fiorentino del
1485 s.n. tipogr., ma edito dal Buonaccorsi. Esemplari nella Bibl. Di Siena e
di Bologna (dal XII Catal. De Marinis – Firenze, 1913). – Opuscolo rarissimo
della Compagnia del Rosario.
UN CONTRIBUTO INEDITO SUL SIGNIFICATO DEL ROSARIO MARIANO
Il Rosario mariano non è solo una salutare pratica
devozionale, ma é anche uno straordinario "compendio simbolico" del
Mistero cristiano, la cui simbologia e numerologia é di una profondità ignorata
dai più. Alla luce della scienza sacra della Gematria, l'autore ci accompagna
alla scoperta dei sorprendenti significati celati nel Rosario e nel mistero
della Santa Vergine, in un contributo assolutamente inedito che affronta anche
la questione della "lingua sacra" propria al Cristianesimo.
[1] La ‘lingua sacra’ non
sempre coincide con quella che è la ‘lingua liturgica’ di una data religione.
Per il Cristianesimo occidentale, infatti, è il latino ad assolvere a
quest’ultima funzione.
[2] La natura rivelata
dell’Apocalisse è esplicitamente dichiarata dal Logos stesso a conclusione del libro di cui non dev’essere mutata
alcuna parola: “A chiunque ascolta le parole della profezia di questo libro
io dichiaro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio gli farà cadere addosso i
flagelli descritti in questo libro; 1e se qualcuno toglierà
qualcosa dalle parole di questo libro profetico, Dio lo priverà dell'albero
della vita e della città santa, descritti in questo libro”. (Apocalisse 22, 18-19)
[3] Tanto per fare qualche
esempio: la parola ‘pneuma’, che
significa ‘Spirito’, allorché scritta in greco possiede lo stesso valore
gematrico di ‘aetos’, che significa ‘aquila’;
e ben conosciamo l’equivalenza simbologica dei due termini. oppure, la parola greca
‘yios’, che significa ‘Figlio’, ha il
medesimo valore di ‘zygos’, che
traduce ‘bilancia’; e qui si allude alla seconda persona della SS. Trinità nell’accezione
de ‘il Giusto’! E così via!
[4] E’ sintomatico che il n. 15 compaia a Lei accostato
sin già dai Vangeli apocrifi. Secondo il Vangelo armeno dell’infanzia ad
esempio (V,9), pare che l’Annunciazione sia avvenuta il 15 di Nisan (= 6 aprile). Secondo questo stesso
apocrifo, ma anche secondo molti altri, pare che la Vergine Maria, così come
era usanza dell’epoca, sia stata
offerta dai propri genitori al Tempio e lì custodita in santità fino all’età di
15 anni. Ed ancora: quando Ella fu offerta (aveva ancora solo 3 anni), stupì
tutti in quanto, per grazia infusa da Dio, salì i 15 gradini che conducevano
dal cortile all’interno del Tempio senza voltarsi indietro per cercare i
genitori, così come solevano fare invece tutti gli altri bambini.
[5] La
preghiera del S. Rosario si basa sulla meditazione attorno a 15 Misteri, suddivisi in tre gruppi di 5 (Gaudiosi,
Dolorosi e Gloriosi). Ogni cinquina comporta
la recita di 50 Ave, 5 Pater e 5 Gloria. Prima di ogni cinquina si
Recitano ulteriori 5 preghiere: 1 Pater, 3 Ave, 1 Gloria.
[6] 456 = 40+8+300+8+100.
[7] 654 =
2+1+200+10+30+10+200+200+1.
[8] 555 =
20+70+10+40+5+200+10+200.
[9] 515 =
80+1+100+9+5+50+70+200.
[10] A
proposito del n.515, andrebbe
operata tutta una serie di osservazioni riguardanti l’utilizzo fattone da Dante
nella Divina Commedia. Qui ci basti ricordare che nella famosa profezia del
cosiddetto ‘cinquecento dieci e cinque’
si parla di un Veltro-Messo di Dio,
figura riconducibile ad un simbolismo di regalità
(cfr. Inf. I,101 e Purg.
XXXIII,43) da cui l’oramai famosa decodificazione del 515, tramite le cifre romane, in DVX.
A noi preme sottolineare il
fatto che il veltro è un cane, e che in greco la parola che sta
per cane, ossia il sostantivo kyon (κυων), si presenta altresì come part. pres. del verbo ‘kyo’, significando pertanto ‘colei che è gravida, incinta’. La figura
apocalittica della Donna incoronata di
stelle che incinta appare in Cielo (Ap
12,1-2 sgg.), che dall’esegesi cristiana viene interpretata quale simbolica
immagine appunto della S. Vergine, risulterebbe insomma attinente alla
simbologia profetico-regale del Messo di
Dio; tant’è che Ella è stata spesso dichiaratamente invocata quale ‘condottiera degli eserciti, protettrice
dell’Impero’!
[11] 155 = 3+40+1+100+10+1.
[12] La
lettera “gamma”, secondo un uso molto antico, quando compare isolatamente è
un’abbreviazione di aghìos, cioè
“Santo”!
[13] 15 = 1+3+10+1.
[14] 15 = 3+1+10+1.
[15] Cfr. nota 7.
[16] Vogliamo incidentalmente far osservare che il giorno
della festa di S. Michele, ossia il 29 settembre, si pone da una parte
esattamente a 6 giorni dall’inizio
del segno della Bilancia (23 settembre), dall’altra a 9 giorni dalla festa della Madonna del Rosario (7 ottobre). Ciò non
è da leggersi come privo di un proprio particolare e nascosto senso, in quanto
il 6 ed il 9 costituiscono i geroglifici di una simbologia legata appunto all’equilibrio, ed in particolare all’equilibrio degli opposti, in virtù della
loro specularità rovesciata: 69.

Commenti
Posta un commento