DOV'E' L'EDEN E CHE CORPO HA ADAMO? (di Gianluca Marletta)
Il racconto biblico della creazione é stato screditato da una parte da ingenuo letteralismo religioso (l’Adamo prestante e muscoloso, dotato di un corpo come il nostro, che passeggiava in Medio Oriente in compagnia di una seducente Eva); dall'altro dall'affermarsi di una mitologia improbabile (ma accattivante per il suo presentarsi con un linguaggio apparentemente scientifico), ovvero il Darwinismo.
In realtà, alla luce dei testi delle Scritture, emergono tutt'altre verità: l'Adamo non possedeva un corpo "grossolano" e mortale (acquisito solo dopo la caduta) e l'Eden non è una ridente località di questa terra, ma uno stato superiore dell'essere. .
Secondo San Paolo, il corpo di Adamo era un soma psychìkon (corpo psichico).
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(Dal saggio: G.Marletta, L'EDEN, LA RESURREZIONE E LA TERRA DEI VIVENTI, Ed. Irfan)
LA 'TERRA' DELL'EDEN
Nelle preghiere del rito ebraico di sepoltura, l’officiante recita queste parole:
O antichi Patriarchi che dormite in Hebron, apritegli le porte del Giardino dell’Eden (Gan Edèn), e ditegli: sia la sua venuta in pace! Angeli della pace, andategli incontro, apritegli le porte del Giardino dell’ Eden e ditegli: sia la tua venuta in pace! O voi custodi del Giardino dell’Eden, custodi dei tesori dell’Eden, apritegli le porte del Giardino dell’Eden ed entri (nome del defunto) nel Giardino dell’Eden a godere le gioie dell’Eden.
Il contenuto della preghiera è inequivocabile: nella Tradizione Ebraica, il Giardino dell’Eden non è affatto un luogo geografico posto chissà dove nel Medio Oriente come sognavano certi ingenui viaggia tori occidentali dell’800, ma uno stato beatifico dell’essere che, dopo la caduta, è raggiungibile solo attraverso un cammino spirituale di “ritorno” alle origini e che è accessibile, almeno per la stragrande maggioranza dei credenti, solo dopo la morte fisica.
Rimanendo al mondo spirituale abramitico e semita, anche il Corano riprende l’immagine dei Giardini dell’Eden (jannatu aadnin) come luogo di beatitudine postuma per gli eletti:
Ecco coloro che entreranno nel giardino senza subire alcun torto, i Giardini di Eden che il Compassionevole ha promesso ai Suoi servi nel mistero. E quanto a chi viene a Lui da credente e ha fatto il bene, costui raggiungerà i più alti gradi, i Giardini di Eden alla cui ombra scorrono i fiumi, e lì resterà per sempre. Questa è la ricompensa di chi si è purificato (Corano, 19, 60; 20, 76)
Questi passaggi rendono bene il senso che le tradizioni religiose semitiche attribuiscono alla realtà dell’Eden: “luogo” dove l’Uomo Primordiale era posto in pienezza e beatitudine, ma anche mèta beata che il credente spera, con la grazia di Dio, di poter raggiungere nel post mortem.
(...) L’Eden, in realtà, non è altro che la “creazione primordiale”, dove tutte le possibilità, siano esse corporali o sottili si ritrovano simultanea mente. Nell’Eden non c’è tempo e successione come nella terra decaduta in cui abitiamo: tutte le possibilità del mondo manifestato vi sono pre senti in maniera armoniosa, per cui i corpi sono, al tempo stesso, con creti e sottili. Nell’Eden non vi è la morte perché non vi è un divenire (perlo meno nel senso che intendiamo riferendoci a questo mondo). Possiamo anzi dire che il rapporto tra la Terra Vera (l’Eden) e la terra attuale è la stessa che esiste tra una realtà e la sua ombra. Nell’Eden, ogni aspetto del creato è co-presente nelle sue indefinite possibilità, sulla terra decaduta esiste, al contrario, un prima e un dopo che genera il continuo (e doloroso) susseguirsi di trasformazioni, di nascite e di morti lungo la linea temporale.
IL CORPO DI ADAMO
Un discorso analogo a quello fatto riguardo alla “terra” dell’Eden può applicarsi alla questione del tipo di “corpo” posseduto dai nostri Progenitori edenici.
La scienza materialistica moderna, allo scopo di promuovere la sua “genesi atea”, risponde affermando che i primi uomini altro non erano che primati casualmente evolutisi in forme via via più “moderne”. A tal scopo, legioni di paleontologi hanno scavato in lungo e in largo giacimenti fossili africani nel tentativo – peraltro regolarmente frustrato - di ritrovare i resti del “primo e vero” uomo apparso sul pianeta.
Nella tradizione biblica, al contrario, il “corpo di Adamo” è una realtà ben diversa da quella che qualunque interpretazione materialistica e letteralistica può anche solo immaginare. Come riporta Gershòn Schòlem, nella Tradizione Ebraica – e soprattutto negli ambienti più vicini alle idee della Qabbalà - era largamente diffusa l’idea che prima del peccato di Adamo, anche il corpo fosse spirituale, una sorta di indumento etereo che divenne corporeo solo dopo la sua caduta. A sostegno di questa concezione, vi è l'inequivocabile affermazione in Gen. 3:21, che Dio fece “indumenti di pelle”, Kotnot’or, per Adamo ed Eva dopo la cacciata dall’Eden (G. Schòlem, La Cabala, Ed. Mediterranee, Roma 2010, p. 157. 36)
Per intendere meglio cosa si intenda con tale concezione, tuttavia, è necessario innanzitutto conoscere gli esatti termini ebraici che indicano la “sostanza” dalla quale, secondo il racconto biblico, il corpo del primo uomo viene tratto.
Normalmente, a partire da una lettura piuttosto riduzionistica, nel linguaggio religioso si afferma che l’uomo fu formato da Dio con la “polvere” del suolo in cui Egli soffiò nelle “narici” un alito (neshamàh) di vita (Gn 2,7). Ma in realtà, questa espressione necessita di una spiegazione. La “polvere” (רפע, ‘aphàr) da cui Adamo è tratto, indica infatti la parte più sottile e leggera di un elemento che nelle traduzioni mo derne della Bibbia viene reso normalmente come “terra”, ma che il testo biblico indica come ha-adamàh (המדאה), termine assolutamente di verso da ’eretz (ץרא), che in ebraico indica invece la “terra” nel senso più comune e mondano. Secondo il suggerimento di Antoine Fabre d’Olivet, il termine ha adamàh non indicherebbe affatto la “terra” in senso grossolano ma, più specificatamente, “l’elemento adamico”, ovvero la “sostanza” non solo “materiale” nella comune accezione del termine, da cui l’uomo primordiale sarebbe stato tratto.
(...) In questa prospettiva, è davvero interessante il riferimento ad un passo di San Paolo contenuto nella 1° Lettera ai Corinzi, in cui l’Apostolo spiega come il corpo del “primo uomo”, Adamo, non fosse strictu senso un corpo “carnale” o “terreno” ma (letteralmente) un “corpo psichico”:
Così sta scritto che il primo uomo, Adamo, divenne un’anima vivente, ma l’ultimo Adamo (Cristo, n.d.a.) è spirito vivificante. Così che non c’è prima ciò che è spirituale (pneumatikòn) ma ciò che è psichico (psychikòn). (1 Corinzi, 15, 46)
E ancora:
Si semina corruttibile e risorge incorruttibile, si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza, si semina un corpo psichico (sôma psychikón) e risorge un corpo spirituale (sôma pneumatikón). (1 Corinzi, 15, 42-44).
È significativo che San Paolo non usi, per indicare il corpo ereditato dal primo Adamo, il termine “terrestre” (che nel greco neotestamentario è epighéion), ma specificatamente il termine “psichico”.
Il corpo del primo Adamo non è dunque “solo” un corpo grossolano come quello dei suoi discendenti, ma una realtà sottile, dove le possibilità fisiche esteriori sono unite alle possibilità animiche proprie all’ele mento intermedio (psiché) della triade umana.
Solo con la “caduta”, Adamo perde la “sottigliezza” del corpo originario per rivestirne esclusivamente l’aspetto grossolano.


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