ALIENI O ENTITA'? L'IPOTESI PARAFISICA IN UFOLOGIA (di Gianluca Marletta)
Esseri extraterrestri che volano da altri pianeti e ci raggiungono su astronavi fatte di chiodi&bulloni? Una certa parte dell'Ufologia, in realtà, rigettando tale prospettiva, propone un'ipotesi ben più "sottile" e per certi versi inquietante: i fenomeni UFO non sarebbero del tutto "grossolani" ma avrebbero un'origine chiaramente immateriale. Come soleva dire John Keel: "L'ufologia è la maschera moderna della demonologia".
************
(Dal libro: G.Marletta, UFO E ALIENI. ORIGINE, STORIA E PRODIGI DI UNA PSEUDO-RELIGIONE, Ed. Irfàn)
LO STRANO CASO
DEL DOTT. JOHN A. KEEL
John Keel (1930-2009) è stato un brillante giornalista e scrittore statunitense dal carattere versatile e funanbolico, che nella sua complessa carriera ha ricoperto il ruolo di saggista, narratore, soldato nella guerra di Corea e corrispondente radio da vari paesi del mondo. Distintosi fin dall’adolescenza per l’inclinazione verso la scrittura e per una curiosità insaziabile che lo aveva portato ad interessarsi un po' di tutto, (dall’antropologia alla storia delle religioni, dalla tecnologia ai fenomeni paranormali), a metà degli anni ’60 comincia ad occuparsi anche della questione UFO.
Sulle prime,
Keel è un deciso partigiano dell’Ipotesi Extraterrestre: il suo spirito
indagatore, infatti, lo mette di fronte ad una tale quantità di “casi
scientificamente irrisolti” da convincersi senz’ombra di dubbio della realtà
degli “extraterrestri” e delle loro visite.
E tuttavia,
Keel non è tipo da accontentarsi di spiegazioni preconfezionate: con il piglio
del giornalista d’assalto e lo zelo appassionato del ricercatore indaga
centinaia di casi, intervista decine di presunti testimoni, legge innumerevoli
libri e comincia a scovare e catalogare migliaia di articoli di cronaca
“ufologica” a partire dalla fine del XIX secolo fino ai suoi giorni. L’enorme
massa di dati raccolti, una volta catalogata, viene messa al vaglio di tutte le
ipotesi possibili; e Keel, da ricercatore indipendente, cerca spiegazioni e
riscontri ovunque: dalle scienze naturali all’ingegneria, ma anche
dall’occultismo, dall’esoterismo e dalla teologia.
Il risultato finale di questa immensa ricerca risulterà sconvolgente anche per lo stesso Keel: egli si convince vieppiù che il “fenomeno UFO”, pur essendo reale, non ha nulla a che vedere con presunti visitatori extraterrestri. Le sue conclusioni saranno riassunte in un libro, UFOs: Operation Trojan Horse (UFO operazione cavallo di Troia) del 1970, che susciterà aspre polemiche nel mondo dell’ufologia ufficiale. In questo libro, Keel nega decisamente l’Ipotesi Extraterrestre e afferma che essa si regge solo sull’onda di una “carica emozionale” che impedisce a molti ufologi di vedere la reale natura di certi fenomeni. Secondo Keel, al contrario, il fenomeno UFO ha una chiara origine immateriale e per nulla riconducibile a qualsivoglia “tecnologia” terrestre o aliena che sia.
Un’affermazione del genere, in un’epoca ancora condizionata dal materialismo scientista e dal mito della tecnologia, non poteva che suscitare repulsione e rifiuto fra gli stessi ufologi: ma Keel incalza con una serie di indizi probatori a suo giudizio inequivocabili. Secondo Keel, i fenomeni UFO sono contraddistinti da evanescenza e “impalpabilità”: gli stessi “oggetti” avvistati si caratterizzano spesso per l’aspetto cangiante e mutevole, come se non avessero una vera consistenza materiale. Tali oggetti lasciano a volte “segni fisici” come bruciature o impronte sul terreno ma svaniscono irrimediabilmente e senza lasciare altra traccia né, tantomeno, resti o elementi tecnologici da poter studiare e analizzare:
Esiste un gruppo cospicuo di testimonianze che affermano gli UFO trasparenti, sebbene appaiano caratterizzati in qualche modo da aspetti meccanici. (…) Altri raccontano di aver visto gli occupanti UFO muoversi verso le loro macchine volanti come in volo, senza sfiorare il terreno. Altri ancora, molto più semplicemente e vividamente, li hanno paragonati, in movenze e comportamento, a dei fantasmi. In altre parole, una buona parte della totalità degli avvistamenti ci dice come gli UFO e i loro occupanti non siano costituiti da materia nel senso tradizionale del termine.
Inoltre, una costante dei fenomeni UFO
sembra essere la presenza a margine di eventi tipicamente paranormali (poltergeist,
apparizioni e sparizioni di entità umanoidi, casi di telepatia, scrittura automatica,
apporti, premonizioni di sciagure e disgrazie,
inquietanti mutilazioni e “vampirizzazioni” di animali nel luogo delle
apparizioni, ecc.) che non si capisce che rapporto possano avere con eventuali
visitatori alieni ipertecnologici.
Keel studia anche decine di casi di presunti contattisti e di addotti (persone che affermano di essere rapite dagli “alieni” e condotte sulle loro astronavi, di subire esperimenti e manipolazioni, di ricevere messaggi da tali esseri), e al netto di alcuni evidenti imbrogli e di una minoranza che ha ricavato notorietà da tali presunte esperienze, il giornalista prende atto di un fenomeno dalle caratteristiche drammatiche, il cui unico parallelo possibile è quello con le possessioni demoniache descritte dalla tradizione religiosa:
Le manifestazioni che sono descritte nella vastissima letteratura demologica mi paiono molto simili a quelle del fenomeno UFO. I posseduti vivono le medesime esperienze dei contattisti e mostrano gli stessi sintomi emozionali.
Ma Keel non si
limita a prendere atto della natura apparentemente “paranormale” del fenomeno
UFO, bensì prova a proporre un’ipotesi ancor più sconcertante e inquietante:
ovvero che le “intelligenze” o “entità” che presiedono al fenomeno abbiano come
scopo …quello di ingannare l’uomo.
Tali “entità”, in sostanza, si presenterebbero con un aspetto ingannevole (in
questo caso dietro la maschera dei “visitatori extraterrestri”) per ragioni che
a noi sfuggono (ed è questa la ragione del titolo del libro, UFO operazione cavallo di Troia).
Keel evidenzia
l’aspetto spesso grottesco e inverosimile del fenomeno e, soprattutto, il suo
sorprendente “cambiamento nel breve tempo di qualche decennio”. Da giornalista
d’inchiesta qual è, infatti, egli ha raccolto una quantità enorme di
testimonianze su avvistamenti e apparizioni avvenute in America almeno a
partire dalla fine del XIX secolo: è il primo studioso, peraltro, a capire che
il primo, vero flap ufologico
dell’età contemporanea è ben precedente al 1947, ma risale almeno all’ondata
degli Airships del 1896.
Anche in questo
caso, tuttavia, Keel riscontra un’anomalia sconcertante nel complesso del
fenomeno UFO: come sarebbe possibile –ammettendo di aver a che fare davvero con
“visitatori spaziali”- che tali civiltà ipertecnologiche abbiano visitato la
Terra 60 anni prima su improbabili veicoli alla
Jules Verne e possano apparire adesso sotto forma di astronavi futuristiche
e sofisticate? La risposta dell’ufologo è perentoria: il fenomeno UFO è un
inganno nel suo complesso: un inganno ordito per suggestionare l’immaginario
collettivo e per manipolarlo.
Keel evoca la
figura del Trikster, lo “spirito
ingannevole, grottesco e irridente” della storia delle religioni, afferma
l’identità di fatto tra le moderne manifestazioni UFO e le testimonianze
millenarie di jinn, esseri sottili e
persino demoni presenti in tutte le tradizioni.
Per una curiosa
eterogenesi, gli studi di Keel sembrano riportare l’Ufologia alle sue origini
misconosciute: a quel mondo dell’occulto da dove tutto è scaturito, agli
“alieni” immateriali di Crowley e di Parsons, agli “spiriti” della Nuova Era
destinati a trasformare il mondo
sognati dalla dottrina thelemita e dagli spiritisti di inizio secolo.
Ma l’ufologia degli anni ’70 è ancora troppo condizionata dall’onda lunga del materialismo, dal clima della guerra fredda e dal mito cinematografico dei robot e delle astronavi per poter accettare un’ipotesi così rivoluzionaria. La maggior parte degli ufologi la rifiutano sdegnosamente come una vera e propria eresia. Eppure, negli stessi anni, qualcuno sembrava essersi arrivato a conclusioni simili a quelle di Keel.
DALLE FATE AGLI
UFO: LA SCONVOLGENTE IPOTESI DI JACQUES VALLEE
Jacques Vallée
è forse il più grande studioso di fenomeni ufologici del Vecchio Continente.
Astronomo e astrofisico, studioso di informatica trasferitosi dalla Francia
agli Stati Uniti per collaborare a vari progetti di computer prestando servizio
in numerose università, comincia ad interessarsi di Ufologia già
dall’adolescenza, dopo aver avuto la visione di un “oggetto non identificato”
nei cieli di Pontoise, la sua città natale.
Vallée, che si
dichiara ateo e parte da formazione scientista piuttosto rigida, sostiene in un
primo momento l’Ipotesi Extraterrestre, ma in un secondo momento inizia a
criticarla apertamente.
Nel 1990, al
culmine della sua “carriera” di ufologo, in un articolo pubblicato su The Journal of Scientific
Exploration, l’astrofisico specifica quelle che sono le sue cinque obiezioni alle tesi più diffuse
nell’Ufologia “ortodossa”:
1)
I cosiddetti “incontri ravvicinati”, per il loro
numero e per la varietà di “tipologie di occupanti” che ne sarebbero
protagonisti, sono eccessive rispetto a quello che richiederebbe una qualsiasi
esplorazione della Terra da parte di eventuali extraterrestri;
2)
La struttura fisica dei presunti “alieni” sembra
essere troppo simile a quella dei terrestri, di cui sembrano rappresentare più
una “deformazione mostruosa” che una tipologia davvero allogena;
3)
I comportamenti dei presunti alieni rispetto
alle vittime dei cosiddetti “rapimenti” non hanno nulla a che vedere, al di là
di certe apparenze, con l’ipotesi di esperimenti scientifici;
4)
Il fenomeno che oggi chiamiamo UFO sembrerebbe
essere presente da sempre nel corso della storia umana, benché con apparenze
diverse da quella “tecnologica” assunta negli ultimi anni;
5)
Gli UFO e i loro occupanti sembrano essere indipendenti
dai più elementari condizionamenti dello spazio-tempo.
A partire da
tali presupposti, Jacques Vallée formula un’ipotesi che stupisce (specie
considerando la formazione scientista dell’astrofisico): è lui stesso a
definirla Ipotesi Parafisica.
Secondo Vallée,
in sostanza, il fenomeno UFO ha origine da una “dimensione parallela” alla
nostra, non è di natura “materiale” -almeno nel senso che diamo comunemente a
questo termine- ed è assimilabile a quei fenomeni presenti nel folkore di tutto
il mondo, li dove si parla di folletti, gnomi, jinn e altre creature “sottili”.
Già nel 1969,
nel suo libro più celebre dal titolo Passport
to Magonia: from Folklore to Flying Saucers (Passaporto per Magonia: dal Folklore ai dischi volanti), Vallée si era
lanciato in un ardito quanto affascinante parallelismo tra i fenomeni
tradizionali di incontri con “creature sottili” –di cui è ricchissimo il
folklore soprattutto del Nord Europa e delle terre celtiche- e le moderne
fenomenologie UFO. Il risultato era sconcertante: le due fenomenologie, al di
là delle apparenze, risultavano in realtà sovrapponibili:
apparizioni e sparizioni, presunti “rapimenti”, possessioni, infestazioni,
avvistamenti di oggetti e “veicoli” luminosi nell’atmosfera; tutto lasciava
pensare che il fenomeno UFO non fosse altro che la “maschera moderna” di una
fenomenologia senza tempo.
Nel libro Le Collège invisible (Il Collegio invisibile) pubblicato nel 1975, Vallée si interroga sulle possibili ragioni di tale “mascheramento” e si pone la domanda del perché le “intelligenze” che presiedono al fenomeno UFO abbiano bisogno di presentarsi sotto il (falso) aspetto di visitatori spaziali. La risposta che Vallée tenta di darsi è che dietro il fenomeno UFO siano all’opera “poteri” di natura non precisata interessati a operare un cambiamento (o una manipolazione?) della coscienza collettiva, anche se i fini ultimi di tale “operazione” rimarrebbero oscuri.

Commenti
Posta un commento